Un giardino per ricordare
Era il 24 maggio del 1915, quando all'una dopo mezzanotte per ordine militare la popolazione dovette abbandonare il paese.
Il paese è San Martino del Carso che subito dopo venne preso in consegna dalle truppe austro-ungariche che si apprestavano a contrastare gli attacchi dell'esercito italiano.
I soldati dell'impero iniziarono sin da subito a predisporre delle difese che consistettero soprattutto nello scavare nella roccia delle trincee che ancora oggi si possono vedere sin nei minimi particolari.
A poca distanza, verso ovest, anche l'esercito italiano consolidò le proprie posizioni dando avvio ad una serie di scavi (Elemento Quadrangolare), soprattutto gallerie, per riparare i soldati in attesa degli assalti alle postazioni nemiche.
In queste poche decine di metri di distanza tra i due eserciti si consumò un massacro di giovani soldati italiani e austro-ungarici, soprattutto di nazionalità ungherese, per oltre un anno.
Il posto è stato anche oggetto di una guerra di mine molto feroce, descritta sia dai militari italiani che da quelli ungheresi e riportata anche nei servizi giornalistici dal fronte di Alice Schalek.
La famiglia Todd-Visintin, ha costruito un giardino che unisce le due trincee, in modo che quei pochi metri di terreno sconvolto dalle bombe e dalle mine, dove hanno sofferto e sono morti tanti giovani, diventi un luogo di ripensamenti sulla inutilità delle guerre e sulle tragiche conseguenze che esse comportano soprattutto per le persone più indifese. Nel giardino che Roberto Visintin ha contribuito a costruire, sono piantate 43 rose in suo ricordo.
L'area e aperta alle visite su richiesta.

Studenti del Liceo Ginnasio di Gödöllő in visita alle trincee ungheresi adiacenti alla "Grande mina di Heim Geza"

Le associazioni ungheresi che si occupano delle memorie della Grande Guerra visitano regolarmente l'area e a ricordo dei loro soldati che hanno perso la vita in questo tratto di fronte hanno posizionato un un cippo in legno (kopiafa).

